Da piccola, per carnevale io volevo essere Zorro o Robin Hood. Il mio lato “salviamo il mondo dalle ingiustizie” non tollerava fronzoli da principessa.
Anni dopo ho capito che le principesse hanno più possibilità di combattere i cattivi. Conoscono i ministri, entrano nei luoghi di potere ed hanno dalla loro l’opinione pubblica e la visibilità. Però Zorro conseguiva risultati immediati. Forse non duraturi.
Ho scoperto che il lato “contro le ingiustizie” sarà infantile, ma agita in sottofondo diversi adulti straordinari, gli dà forza e pazienza per fare vera politica, l’arte di intrecciare relazioni, mettere assieme competenze e risorse, focalizzare un obiettivo e perseguirlo per anni. Avevo ritrovato questo in Paola Schiratti, vicepresidente della Commissione Fvg Pari Opportunità, conosciuta attraverso i suoi interventi pubblici, di cui due a Buja, in un dibattito sulle donne ed il lavoro e alla neonata commissione di pari opportunità del comune, per presentare il protocollo antiviolenza.
Abbiamo sofferto la sua perdita quest’anno a luglio, ma il suo lavoro va avanti. Il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ad Udine ci sarà un convegno ed una serie di incontri, la regia dei quali parte dal lavoro di Paola, mentre la sua associazione “Le donne resistenti” continua l’opera di diffusione e di lavoro in rete.
La commissione pari opportunità di Buja, di cui faccio parte e che tra poco compirà un anno di attività, mi ha dato la possibilità di avere, da un lato un osservatorio privilegiato sulla situazione in regione, grazie ai contatti ed agli incontri avuti con i referenti istituzionali, dall’altro poter lavorare assieme a persone con competenze ed esperienze diverse, alla ricerca di un obiettivo necessario e fattibile per Buja.
Violenza domestica, bullismo, vandalismo (alla luce anche dei fatti recenti occorsi ai danni della scuola di Madonna e del pulmino scolastico) sono gli argomenti trattati in commissione e da cui verrà scelta una proposta che si farà progetto da sottoporre in Giunta.
Sono argomenti di cui si parla di solito con una premessa: “qui a Buja siamo un’isola felice rispetto ad altri posti”.
Non credo purtroppo che esistano isole felici, ma solo isole silenti. Preferisco lo scandalo, il “chi l’avrebbe mai detto” al silenzio che rende le ingiustizie una norma, colpevolizza la vittima e male-educa gli spettatori. Benvenuto nel 2010 allo “scandalo” della ragazzina tredicenne che vendeva sue foto porno in cambio di ricariche, episodio che aveva coinvolto una scuola media della zona collinare. Benvenuto soprattutto se attorno ad un fatto, esaurite le reazioni indignate di pancia, cominciano le riflessioni costruttive.
Scriveva Paola nel suo blog:
“…parlando con le donne dei miei paesi sulla violenza domestica mi sono sentita dire : “e ie une robe simpri stade e simpri e sarà” “ coventarès une conference ogni di e no une volte ogni an” “ viodi chi chest segn, o ai alçât il brac par difindi me mari e me pari mi a scotade me cul tireboris, o soi cressude cu le pôre di me pari zelôs e violent, a mi mi difindeve me fradi grant”.
“…parlando con le donne dei miei paesi sulla violenza domestica mi sono sentita dire : “e ie une robe simpri stade e simpri e sarà” “ coventarès une conference ogni di e no une volte ogni an” “ viodi chi chest segn, o ai alçât il brac par difindi me mari e me pari mi a scotade me cul tireboris, o soi cressude cu le pôre di me pari zelôs e violent, a mi mi difindeve me fradi grant”.
Provate a mettere attorno ad un tavolino un gruppo di donne in confidenza fra loro e provate a chiedere se sono state vittime/ spettatrici di atti di violenza o bullismo.
All’inizio tutte diranno di no, ma specificate che per violenza intendete anche un moroso perseguitante, un gruppo di amiche maldicenti sino all’esclusione sociale, un professore o un capo ufficio che ti riduce in lacrime, la mano sul seno o sul sedere dello sconosciuto in una fila, il passo da affrettare o la telefonata da fingere mentre arrivano attenzioni non gradite.
Otterrete un “ahhh” collettivo. Ah, questa non è violenza! E’ normale. Non c’è donna che non abbia subito una cosa simile o che non l’abbia vista accadere. Anche ad uomini, anche se la par condicio in questi casi non è motivo di orgoglio.
Educare a non girare la sguardo, quello che genera il commento tardivo del “lo sapevano tutti” che non fa vergognare più nessuno, a sentirsi parte di una comunità, a consegnare al futuro una generazione migliore o quantomeno con preconcetti più nuovi.
“Parlavo con soggetti politici e sentivo il loro sguardo dietro alle mie spalle, a calcolare quanto elettorato e popolarità portavo assieme alla mia proposta. Poi ho incontrato Paola, che mi guardava negli occhi” E’ stato detto alla serata commemorativa tenutasi a fine ottobre per Paola Schiratti e mi piace pensare che sia una strada percorribile: progetto che parte dal territorio, ascolto delle istituzioni, fattibilità che non nasce dalla sola erogazione di fondi, ma dalla disponibilità delle persone a mettersi in gioco ed a condividere. I fondi finiscono, il tessuto sociale va solo coltivato.
a cura di Maddalena Bolognesi
Commissione Pari Opportunità di BUja
Buja bene comune - Buje par ducj