E’ un simbolo di Buja e della bujesità. Eppure langue abbandonata; avvolta e quasi sopraffatta dall’erba alta.
Ecco come appare oggi la “Fornasate di Cjocjo”, antica icona della nostra laboriosità che nella storia di fornaci e fornaciai ha trovato una delle sue più tipiche, alte e sofferte espressioni.
Oggetto alcuni anni fa di un intervento di recupero testimoniale, consistentemente sostenuto da un finanziamento pubblico, attualmente le si dedica solo un unico sfalcio annuale quando le malerbe rischiano di coprirla completamente.
Non si parla più di una sua valorizzazione e nemmeno di metterci un cartello informativo che aiuti a tenerne viva la memoria.
Eppure non servirebbe molto neanche in termini economici.
Basterebbe avere un progetto o solo rispolverare qualcosa di esistente. Magari dedicarvi qualche borsa lavoro per i giovani o costruirci attorno un campo di lavoro per volontari o farla inserire come caso studio in qualche corso universitario o di scuola superiore.
Manutenzione garantita e belle idee per la sua valorizzazione.
E invece è lì, abbandonata. Anche in questi giorni in cui si festeggia Sant Ramacul, un altro pilastro dell’”essere Buja”.
Ecco come appare oggi la “Fornasate di Cjocjo”, antica icona della nostra laboriosità che nella storia di fornaci e fornaciai ha trovato una delle sue più tipiche, alte e sofferte espressioni.
Oggetto alcuni anni fa di un intervento di recupero testimoniale, consistentemente sostenuto da un finanziamento pubblico, attualmente le si dedica solo un unico sfalcio annuale quando le malerbe rischiano di coprirla completamente.
Non si parla più di una sua valorizzazione e nemmeno di metterci un cartello informativo che aiuti a tenerne viva la memoria.
Eppure non servirebbe molto neanche in termini economici.
Basterebbe avere un progetto o solo rispolverare qualcosa di esistente. Magari dedicarvi qualche borsa lavoro per i giovani o costruirci attorno un campo di lavoro per volontari o farla inserire come caso studio in qualche corso universitario o di scuola superiore.
Manutenzione garantita e belle idee per la sua valorizzazione.
E invece è lì, abbandonata. Anche in questi giorni in cui si festeggia Sant Ramacul, un altro pilastro dell’”essere Buja”.