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domenica 8 marzo 2015

8 MARZO, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

 
I dati aggiornati del Viminale ci ricordano impietosamente quanto sia ancora lunga per il nostro paese, soprattutto dal punto di vista culturale, la strada della sostanziale parità di genere. La dignità della donna e la sua integrità fisica e psicologica sono ancora largamente oltraggiate, il più delle volte tra le mura di casa e da parte di uomini mossi da un distorto concetto dell'amore più vicino al possesso. 
 
La nostra società non è ancora matura in questo senso, le aspirazioni di libertà e di autogestione delle donne non piacciono e sono mal sopportate da un telaio sociale ancora fortemente strutturato al maschile. Questo, non di rado, grazie alla complicità di altre donne. E' necessaria, quindi, un'evoluzione culturale e quanto fatto nell'ultimo mezzo secolo va difeso, come la libertà in senso più generale. Scivolare indietro è facile se si abbassa il livello dell'attenzione, se si tollerano superficialmente atteggiamenti diffusi di "sciovinismo di genere" declinato naturalmente al maschile. 
 
Mentre guardiamo con orrore un po' ipocrita alle condizioni della donna in certi domini islamici, continuiamo a non essere consapevoli di quanti femminicidi avvengono annualmente in Italia, di quante volte le donne vengano giudicate per il loro aspetto fisico piuttosto che per le loro qualità professionali e umane, di come la maternità sia penalizzata negli ambienti di lavoro, del fatto che le donne abbiano stipendi più bassi a parità di livello lavorativo rispetto ai colleghi maschi. Le battute di certi politici sulle donne, ormai sdoganate istituzionalmente a qualsiasi livello dal ventennio berlusconiano, sono stomachevoli quanto i più beceri attacchi razzisti. Si potrebbe andare avanti nell'elenco. Le aggressioni, a volte evidenti e a volte velate, al lato femminile sono tante e spesso subdole. 
 
Oggi è il momento della mimosa, una giornata per ricordare. E' giusto! Anche se per non pochi uomini c'è il rischio di confondere il senso della giornata con una sorta di galanteria. Ci auguriamo però che la riflessione sia utile, che tutto non torni al solito copione dopo la mezzanotte.
 
Per ora confidiamo nella legislazione, nelle quote rosa, in forme di tutela che mettono una pezza alle carenze associabili ad una visione della donna ancora arretrata e conservatrice, troppo radicata in questo paese, foriera quasi sempre di prevaricazione. 
 
Cerchiamo di realizzare una volta per tutte la necessaria e molto auspicabile evoluzione culturale che coltivi la completa integrazione tra maschile e femminile. Si parta dalla famiglia, dalle scuole, dalle chiese e dai luoghi di lavoro, dovunque c'è bisogno di aria nuova...
 
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In questa giornata ci piace ricordare alcuni passaggi del saggio di Virginia Woolf "Le tre ghinee". scritto nel 1938. Un vero e proprio manifesto sulla condizione femminile, ancora attuale evidentemente:
 
L'autrice lo scrisse immaginando che un'associazione pacifista maschile le avesse chiesto un contributo per finanziare iniziative che scongiurassero le minacce di guerra. Dispone di tre ghinee e decide di donarle per tre cause utili a evitare le guerre.


Una ghinea andrà a un college femminile povero di mezzi, a condizione che vi si insegnino “la medicina, la matematica, la musica, la pittura, la letteratura. È l'arte dei rapporti umani; l'arte di comprendere la vita e la mente degli altri, insieme alle arti minori che le completano: l'arte di conversare, di vestire, di cucinare”. Sono le arti che favoriscono la pace perché mettono insieme gli esseri umani, che s'insegnano con poca spesa e che anche i poveri possono esercitare. Nel college non dovranno essere insegnate quelle altre arti che dividono, che opprimono e che producono le guerre, quali “l'arte di governare, di uccidere, di accumulare terre e capitale”.


La seconda ghinea andrà a un'associazione che favorisca l'ingresso delle donne alle libere professioni, purché non siano professioni gestite o influenzate direttamente da uomini. Se tutte le professioni potessero essere esercitate dalle donne, esse ne sarebbero trasformate grazie al loro particolare, diverso modo di essere, e di qui potrebbe venire un aiuto importante a scongiurare la guerra.

La terza ghinea andrà all'associazione pacifista maschile. Sarebbe però opportuno, afferma la Woolf, che esistesse anche un'associazione femminile pacifista: la si potrebbe chiamare la “Società delle Estranee”. Sarà formata da “figlie di uomini colti” e dovrà essere molto diversa dalle analoghe associazioni: “non avrà alcuna sede, alcun comitato, alcuna segreteria; non convocherà riunioni, non organizzerà convegni”. Non vi si terranno cerimonie e non si presteranno giuramenti, e il primo dovere delle aderenti sarà quello di non combattere mai con le armi e di rifiutarsi, in caso di guerra, di fabbricare armi e di prestarsi a fare le infermiere, come accadde nella guerra precedente.