La nuova lamentazione del Sindaco di Buja si è levata alta
in occasione della presentazione del programma di eventi per celebrare il 40°
anniversario dei sismi del 1976.
Bergagna, come riportato dal Messaggero Veneto, si è
lamentato perché le proposte presentate dal nostro Comune non sono state
finanziate dalla Regione e perché questa ha trattato i proponenti come “figli e
figliastri” facendo fare la parte del leone a Venzone.
Non è qui il caso di ricordare come la cittadina medievale
sia un simbolo internazionale di ricostruzione ed in particolare di quella del
Friuli. Non si vuole nemmeno entrare nel merito delle proposte avanzate da
Buja.
Forse però sarebbe il momento di interrogarsi sul ruolo ed
il peso che Buja ha progressivamente assunto ed attualmente ha nel contesto
regionale.
Senza dubbio molto inferiore a quanto vale ed a quanto
meriterebbe.
Tutto ciò non è però casuale. E’ il frutto delle scelte, o
meglio non scelte, maturate dalle Amministrazioni che negli ultimi anni l’hanno
governata e che con la guida dell’attuale primo cittadino si sono accentuate.
Assenza di strategia politica, difficoltà di interlocuzione
con l’Amministrazione regionale e con le realtà limitrofe, incapacità di
lavorare in gruppo, conflittualità, autoreferenzialità, autocompiacimento,
supponenza e talvolta arroganza fanno si che a Buja non si guardi più come ad
un riferimento, un potenziale partner, un alleato affidabile. Al massimo la si
sopporta perché fa già parte di un Consorzio o di un’Associazione.
Prove evidenti e recenti sono il rapporto opportunistico con
la Comunità Collinare, quello prevaricatore nei confronti di Treppo Grande e
Colloredo di Monte Albano, la scarsa considerazione nelle programmazioni sovra
comunali, la rivendicazione di presunte primogeniture sulla nascita della
Protezione civile, la quasi totale incapacità di portare avanti progetti
europei da realizzare in partenariato.
E non si può dire che in tutto questo sia determinante il colore
politico. Anche con Amministrazioni “amiche” i rapporti non sono idilliaci.
Un vero peccato. Un freno evidente per il progresso della
nostra comunità di cui stiamo già pagando il prezzo e, se non vi sarà a breve
un inversione di rotta, risentiremo ancor più nel futuro.